Emerse un corpo in Val Comelico, sul Vallon Popera (BL).
Le ricerche che seguirono per identificarne l’identità furono un puzzle composto da infiniti e piccolissimi pezzettini. Questo è l’inizio della storia di un Ignoto e di un inferno bianco che ne seppellì per decenni il cadavere.
Episodio 1
Inferno bianco
La neve ha la capacità di affascinare e terrorizzare, di accarezzare i tetti delle case e sommergere intere vallate, di essere delicata e rumorosa quando un distacco scende dall’alto e si lancia nel vuoto. Si ferma e si sposta senza chiedere il permesso, è sincera e selvaggia. La neve vaga indomita tra le montagne come un branco di lupi che si aggira compatto e silenzioso tra le abetaie. Sono lo specchio di una natura che pretende indipendenza e rispetto, di una natura che sfugge al controllo dell’essere umano. Non esistono regole ma spazi, territori e distanze che rispondono alle logiche dei tempi antichi. Lupi e neve sono ingovernabili.
Episodio 2
Il tempo non cancella i nomi degli eroi
8 novembre 1916 – L’ultima lettera prima della scomparsa:
“Carissimi genitori miei, sto bene.
È passata un’altra giornata che non posso descrivervi.
Tutti gli elementi naturali ed umani congiurano contro di noi – di più senza posta – e chissà se ne potrò avere domani. La neve ci ha bloccati, la teleferica è nell’impossibilità di funzionare, le valanghe si susseguono con una frequenza impressionante.
Ciò mi affligge assai, se continua per dei giorni in questo modo, come potrò venire in licenza. Non v’impensierite se qualche giorno rimarrete senza mia letterina, io cercherò tutti i mezzi per farvi recapitare mie notizie quotidianamente, ma non sempre sarà possibile.
Datemi assicurazione ferma.
Il mio pensiero non vi lascia mai. Tanti baci ad Elena e Pia. Mille affettuosità ad Enrico. A voi tutti la mia tenerezza. Genitori miei adorati, state di buon animo, a rivederci presto. Beneditemi ogni volta che mi pensate.”
Carlo Cosi
Episodio 3
La memoria sconfigge la morte
Il 13 agosto 1983 molta gente scese in piazza affollando in ogni dove il paese di Santo Stefano di Cadore, mentre le reliquie dell’ignoto venivano accompagnate nel suo ultimo viaggio. Il richiamo simbolico di quella figura ritrovata e prelevata dalle montagne, conservata dal freddo di 67 inverni e poi custodita da un feretro avvolto nella bandiera tricolore a ricordarne l’abnegazione, fu un evento impattante a livello nazionale. Divenne il simbolo della sofferenza di quelle vallate di confine, raffigurando memorie e storie di guerra verso cui rendere omaggio. Quei resti conservati dal freddo ebbero un richiamo mediatico talmente intenso che alla celebrazione liturgica ci tenne a partecipare persino il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, profondamente unito e commosso nella vicinanza a chi avrebbe potuto essere un suo compagno, un suo fratello, durante la grande guerra. Tutto si fermò per dare spazio alla memoria, riaccendendo un fermento di condivisione del dolore che prese forza proprio durante gli anni del primo conflitto mondiale. Il fenomeno coinvolse una grande fetta di popolazione e molte famiglie italiane si trovarono in un atroce limbo di sofferenza. Quante possibilità ci sarebbero state di ritrovare un disperso nel cuore delle Alpi?
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