Questa è una storia nata da uno studio sull’emigrazione femminile tra il XIX e il XX secolo. Si vide che vi furono dei picchi emigratori per accudire e svezzare i figli della società con danari. Essere balie da latte divenne una grande opportunità per chi versava in condizioni difficili e di miseria. Partivano, lasciando a casa i neonati per occuparsi della prole d’altri. Alcune rimanevano in zona, altre andavano lontane, altre ancora lontanissimo.
Episodio 1
Mentre la grafite della matita incideva la storia di Adelaide, Gilda pensava all’Adriatico e a quella terra lontanissima. Non si sarebbe mai aspettata di trovarsi a Venezia, 11 anni dopo. In un porto che puzza di pesce, bassa marea e guano. Pronta, prontissima, ad attraversare l’Adriatico. Per andare oltre.
Episodio 2
Fin dal primo vagito, Gilda ha respirato l’aria frizzante di Lesis: una piccola località nei pressi di Claut. Avvolta dalle montagne come castagne nei ricci. Una frazioncina dimenticata da Dio, una di quelle in cui ci si capita perché ci si deve capitare. Altrimenti è piuttosto improbabile metter piede in queste terre friulane.Lesis ha una particolarità: è un faro, durante la notte, per chi si inerpica tra boschi e sentieri.Quando scende la sera, le lampade ad olio alle finestre diventano i riferimenti per chi è ancora in alto. Magari appostato ad attendere il passaggio delle prede. La notte inghiotte e non rigurgita più nessuno fino all’alba. E allora quelle lucine, che vibrano al variare del vento, scaldano l’anima. Intorpidita, ghiacciata, appesantita dal gelo delle notti in quota. A prescindere dalla stagione, lassù si battono i denti.
Episodio 3
“Ricordati com’era il nonno. Un grande risparmiatore come noi donne, un artigiano intarsiatore come la nostra valle non ne vedeva da ann. Qui ce ne sono tanti, forse anche troppi. Ma sono pochi quelli che riescono a far diventare un gioiello anche un semplice ramo secco. Il gufo in salotto sembra vero, eppure è il ricordo di un albero schiantato da chissà quale tempesta. E chi sa accarezzare così bene il legno, accarezzerà anche te”
Episodio 4
Gilda invece era cambiata. Quella bambina con la matita in mano che amava nascondersi nella chiesa di Claut, quella ragazza che aveva vissuto a Padova e che aveva conosciuto la morte a Udine, era diventata grande.Aveva scelto una vita povera, accontentandosi del denaro per dare spazio ad altro.Avrebbe voluto vedere l’Adriatico, avrebbe voluto vedere il mare. Non poteva saperlo ma mancava poco. Nino, dal canto suo, non era soltanto un boscaiolo. Non si limitava a tirar giù alberi, accatastarli e lanciarli in basso. Dava valore anche alle ramaglie, intrecciandole. Costruiva nidi e li lasciava nei boschi. Non tornava mai a vedere che fine avessero fatto, non voleva farsi ringraziare. Sapeva di aver restituito qualcosa alla sua terra, qualcosa che altrimenti sarebbe stato bruciato nei camini. Nino era uno di quei personaggi insoliti, quelli che nascono una volta ogni tanto. Uno che “accarezzava il legno”. E a Gilda piaceva molto.
Episodio 5
Gilda invece era cambiata. Quella bambina con la matita in mano che amava nascondersi nella chiesa di Claut, quella ragazza che aveva vissuto a Padova e che aveva conosciuto la morte a Udine, era diventata grande. Aveva scelto una vita povera, accontentandosi del denaro per dare spazio ad altro.Avrebbe voluto vedere l’Adriatico, avrebbe voluto vedere il mare. Non poteva saperlo ma mancava poco. Nino, dal canto suo, non era soltanto un boscaiolo. Non si limitava a tirar giù alberi, accatastarli e lanciarli in basso. Dava valore anche alle ramaglie, intrecciandole. Costruiva nidi e li lasciava nei boschi. Non tornava mai a vedere che fine avessero fatto, non voleva farsi ringraziare. Sapeva di aver restituito qualcosa alla sua terra, qualcosa che altrimenti sarebbe stato bruciato nei camini. Nino era uno di quei personaggi insoliti, quelli che nascono una volta ogni tanto. Uno che “accarezzava il legno”.
E a Gilda piaceva molto.
Episodio 6
Nei reparti ospedalieri dell’ottobre 1963, pochi giorni dopo la frana del Toc, non si smette di correre. C’è chi lotta per rimanere in vita e chi è già fuori pericolo. Il disastro del Vajont ha disintegrato – in una manciata di minuti – interi paesi e migliaia di vite. Sofia ricorda tutto di quella notte. E’ lucida, non rischia la vita. Eppure è lì, in un ospedale che non riconosce, ferma immobile per non sentire dolore alla gamba destra. Fratturata in cinque punti insieme alla clavicola, questa volta a sinistra. E’ in un fuoco incrociato ma – fortunatamente – viva.
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