Tom Ballard: un alpinista libero

Ci sono due bambini e una tenda. Fuori, il temporale rimbomba nella valle. Quale sia la valle non importa, basta che sopra i loro cappucci non ci sia solo cielo. Cresciuti tra le rocce, spinti a spostarsi come lupi tra gli altipiani, abituati a osservare la madre che caccia e il padre che ne fiuta le tracce. Non la lascia mai, non si lasciano, vivono incollati i capibranco. Solo che lei ama salire in alto, molto in alto. La pioggia li colpisce, il vento li raffredda. Le scarpe hanno cambiato colore, il fango le avvolge come gusci di noce. Gli steli d’erba si appiccicano alle tomaie, le spighette non si vedono più. Le suole pesano, si fondono col terreno e quasi non si staccano. Tornano alla tenda sudici, fradici, inzuppati da un pomeriggio che non ha mai concesso tregua. Tom e Kate Ballard sono ancora bambini quando entrano in contatto con il mondo alpinistico. Sono loro, il padre Jim e la madre Alison Hargreaves.

Daniele Nardi propone a Tom lo Sperone Mummery, in inverno. Lui accetta. Un itinerario pericoloso, esposto a frequenti scariche. Daniele è sulle tracce di Albert Frederick Mummery, pioniere dell’altissima quota, da diverse spedizioni. Lo Sperone lo ha provato ripetutamente ma ha sempre dovuto rinunciare. Rispetto a Tom, Daniele ha una grande capacità comunicativa. Un’abilità che attrae magneticamente gli sponsor. Sono due entità completamente diverse, Nardi documenta spesso le attività al campo base e in parete. Tom invece è il solito Tom, sfuggente, schivo, estremamente concentrato. 

Vengono piantati i campi alti:

  • Campo 1 – 4.700 metri di quota
  • Campo 2 – 5.200 metri di quota
  • Campo 3 – 5.700 metri di quota

Con loro ci sono anche due pakistani Rahmat Ullah e Karim Hayat che non proseguiranno la spedizione. Karim ritiene che sia troppo pericoloso andare avanti, Ibrahim invece non sta bene. A campo 3 arrivano tutti e 4, poi la squadra si scioglie e il maltempo deposita in parete moltissima neve, il che aumenta sensibilmente il rischio valanghe. Specialmente sullo Sperone Mummery.  L’attesa di una finestra di bel tempo è snervante, spalano neve e cercano di tenere alto il morale. Il 22 febbraio sono di nuovo in marcia, intenti a sfruttare una tregua meteorologica. Salgono anche il giorno successivo, poi arriva domenica 24 febbraio 2019. Il giorno dell’ultimo collegamento con il satellitare di Daniele.

Poi più nulla. La notizia rimbalza in rete, famiglie e amici sono dall’altra parte del mondo e cercano di organizzare la macchina dei soccorsi. Alex Txikon guida le ricerche dopo difficoltà logistiche e spostamenti complicati sia con gli elicotteri che sui versanti del Diamir. Con lui tre droni, 22 batterie e cannocchiali. Il 10 marzo 2019 la notizia è ufficiale, sono stati avvistati coi cannocchiali a circa 5.900 metri di quota. Le ricerche vengono sospese.


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