La divinità che dimora sul monte Everest è Miyo Lang Sangma, la generosa dispensatrice. È la montagna che dà, fornisce acqua, cibo, piante medicinali e protezione a chi mantiene con essa un buon rapporto. Ma è anche la montagna che, se lo desidera, toglie. Nella comune credenza sherpa, inquinare le pendici dell’Everest scatenerebbe delle catastrofi direttamente collegate alla furia della dea, causata dalla la contaminazione della purezza dell’ecosistema Himalayano. Jamlin Tenzing Norgay, il figlio del celebre Tenzing Norgay che per primo raggiunse la vetta dell’Everest con Edmund Hillary, si esprime così in un suo articolo del 2004 pubblicato dalla Royal Swedish Academy of Sciences: “Gli Sherpa credono veramente che le montagne siano luoghi sacri, dove vivono gli dei, e crediamo anche che divinità locali risiedano in alcune di queste rocce” e continua “Io credo che il recente incremento delle morti in scalata, le disastrose valanghe e frane, siano sintomi di una nuova era di inquinamento e contaminazione. Dobbiamo reclamare il rispetto per le montagne e per il fragile ambiente che le circonda”. Per Tenzing scalare diventa quindi, a parole sue, “L’intersezione del mio retaggio con la mia credenza e pratica spirituale”. Per questo, camminando per le lunghe strade sterrate del Nepal, ci capiterà spesso di scorgere delle grosse pietre ricoperte di scritte, i così detti “Mani”. Questi recano i mantra, le preghiere buddhiste rivolte, fra le altre cose, anche alla benevolenza delle montagne, e fungono da promemoria per i locali ed i visitatori.
Testo e registrazione di Irene Ganz
Lo sherpa ci appare come un buon esempio dell’incontro tra spiritualità e concretezza, un individuo che si attiva in nome di un senso etico indissolubilmente intrecciato con una spiritualità sveglia e consapevole.
Ora resta da chiedersi: cosa possiamo trarre noi da un ragionamento di questo tipo? Ad un primo sguardo potrebbe sembrare che questa concezione così spirituale della vita sia molto lontana da noi, che sia quasi impossibile da raggiungere. La vita frenetica e le distrazioni che occupano le nostre giornate ci fanno sembrare che per questo non ci sia tempo. Ma è davvero così?
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