Mario Rigoni Stern in “Arboreto selvatico” descrive un’antologia di piante a lui care e vicine. Parte dal suo brolo, termine arcaico con cui veniva identificato un terreno adibito alle coltivazioni di ortaggi e frutteti, per spingersi fin sulle montagne di casa e non solo. Tra le pagine ci si imbatte nel pino montano, pianta capace di crescere dove passano corvi e camosci. Se penso a una metafora con cui introdurre l’ospite di questa puntate penso a un soffio di vento che spinge piccoli semi alati accanto a morene o nelle crepe degli strapiombi, consentendo al pino montano di germogliare anche dove sembra impossibile.
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