Ti proponiamo l’intervista a Dario Rossato, storico locale della Valle dell’Agno, che ci farà addentrare nel sottosuolo e non solo del Monte Pulli.
Questo progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione con Bernardetta Pallozzi, responsabile e curatrice del Museo Civico “Dal Lago” di Valdagno.
Quindi, ancora una volta, miniere e minatori per dare seguito alla serie “Minadùr” trattata da Francesco Antonio Bossini e che si sviluppa in alta Val Trompia. Potete recuperarlo qui:
Per dare un’infarinatura di quello che tratteremo in questa intervista, ci tengo a leggere uno spezzone d’articolo preso da itinerarioenergia.it che si occupa appunto del Monte Pulli, della Valle dell’Agno e delle piccole Dolomiti.
Fu Girolamo Festari a scoprire attorno alla metà del 1700 della lignite, un carbone fossile nei pressi della Strada valdagnese di Campotamaso. Inizialmente sfruttata liberamente e senza vincoli di sorta, fu soltanto attorno al 1840 che l’impero austriaco decise di sfruttarne appieno le potenzialità, assegnando la concessione alla Società Veneta Montanistica. Sotto la guida di ingegneri in larga parte di origine o provenienza tedesca, le operazioni procedettero con buona fortuna negli anni successivi. Non mancarono però numerosi infortuni, anche di grave entità, occorsi ai minatori che lavoravano nella miniera in precarie condizioni di sicurezza, oltre che qualche episodio di inquinamento industriale delle acque legato al lavaggio del carbone.
Come è accaduto nell’episodio dedicato a Liliana De Nato, segnalo delle problematiche dovute all’impostazione del nuovo microfono, per cui me ne scuso.
Allora, guarda, noi siamo abituati a partire con una domanda sempre e ti chiedo: qual è la tua parola preferita?
L’amicizia. L’amicizia che è la mia parola preferita. Attraverso le amicizia si possono, diciamo così, avere dei dialoghi, delle delle grosse soddisfazioni quando A me basta quando trovo una persona a dire un ciao e un sorriso. Per me questo è il massimo. Per contestualizzare tutto l’argomento che poi tratteremo riguardo le miniere. Siccome non c’è appunto un video, ma è un supporto solamente audio, riusciresti a contestualizzare il territorio dove vivi e magari facendo un escursus anche nel passato? Eh facendoci capire un po’ le differenze che ci sono state, l’evoluzione di questa valle e dove vivi, dove ci troviamo. Beh, questo è un po’ difficile perché eh bisognerebbe per fare un discorso di tutta la situazione della valle bisogna partire da molto lontano. E io invece per la mia passione e mi piace anche la storia d’altri tempi, ma preferisco seguire la storia de del del passato, diciamo così, relativamente recente, perché ho avuto la possibilità e anche ho la passione di intervistare persone e che adesso magari sono scomparse, ma che ho avuto molta soddisfazione nell’apprendere, diciamo così, e la vita e i modi di vivere in altri tempi, il lavoro, diciamo così, la religione, la chiesa, le le passioni varie e i racconti, le storie a me piacciono, insomma, quelle cose lì.
Com’erano percepiti i minatori dalla popolazione locale?
Ma diciamo che il lavoro delle miniere fu importantissimo, intanto e dal punto di vista sì economico certamente, ma anche dal punto di vista de di avere un delle diciamo così, delle migliorie della vita, perché eh in altri tempi c’era la fame, non c’era l’agricoltura, diciamo, avanzata, quindi avevano bisogno di sostanze di soldi, diciamo così, perché se pensiamo anche Recoarese, per esempio, n 7-800 sentivo e le testimonianze di qualcuno che diceva alla sera noi mangiavamo un una manciata di castagne e polenta perché l’avevamo. Quindi con l’entrata in vigore di queste, diciamo così, di questo di questo sito minerario, per esempio, se parliamo delle miniere del Monte Pulli è stato importantissimo dal punto di vista economico, per c’erano delle entrate piuttosto consistenti, diciamo così, perché addirittura avevano la paga un terzo superiore alla Marzotto, quindi e essendoci, per esempio, pressa poco diciamo 250 dipendenti sulle miniere, quindi molte famiglie potevano avere un’entrata che poi serviva non solo a a migliorare soprattutto il tenore di vita, insomma, che avevano queste persone.
Quante persone mediamente contava una famiglia e cosa significava avere una bocca in più da sfamare?
Ah, insomma, le famiglie erano composte da 78 persone il nucleo familiare da tener presente anche sì il nucleo familiare, ma vivevano anche in in case che magari c’erano tre o quattro famiglie era pensate una famiglia quanta gente e era attorno a questo focolare, diciamo così, no? Era importantissimo quindi entrare e che sia un un minatore, per esempio, che portava a casa la paga per sfamare 7-8 persone. Poi c’erano degli altri che facevano magari lavorare a Marzotto, altri magari che lavoravano i campi perché non solo si lavorava eh alla dipendenza di qualcuno, ma anche si lavorava i campi i campi anche se non erano grandi distese, bastava anche un piccolo pezzetto di terreno per coltivarlo e tutto serviva per mandare avanti, diciamo così, bilancio familiare.
Se potessimo ritornare indietro nel tempo e chiedere a quelle persone cosa voleva dire “far fatica”?
Beh, è un concetto abbastanza abbastanza, come si può dire, difficoltoso da da da raccontare. Certo che il cibo non era sufficientemente a per, diciamo così, per condurre una vita come la conduciamo oggi, no? I cibi non erano quelli di adesso, quindi c’era difficoltà sia per vivere, ma anche per lavorare. Il lavoro, il lavoro, quando una persona andava a lavorare, per esempio, era un dipendente, non è che quando tornasse a casa si riposasse magari come fanno adesso o vanno in vacanza o si riposano. Allora tornavano a casa e a casa c’era il la rivetta da lavorare, la rivetta o il campo da lavorare o la vacca da mungere ed era un lavoro continuo, sempre la gente lavorava sempre sempre, ecco, per potere, diciamo così, elevare un po’, diciamo così, lo stato di vita, insomma, che aveva ogni famiglia.
Che miniere erano quelle del Monte Pulli e cosa si trovava all’interno?
Ecco, queste sono miniere di carbone, ma propriamente chiamate lignite, perché era un carbone un po’ povero, diciamo così, no? Le prime notizie di questo giacimento che abbiamo noi qui sul Monte Pulli risalgono al 17 secolo, quindi sono abbastanza antiche, diciamo così. E nel nostro caso questo questo sito minerario e attirò l’attenzione di un auto geologo valdagnese che era Girolamo Festari e quindi nel X secolo e fu anche collaboratore di un certo Arduino Giovanni noto naturalista, ma questo sito minerario è stato studiato anche dai più noti geologi d’Italia e anche esteri. È un sito molto ma molto importante, diciamo così, perché era il più importante del Veneto, è uno dei più importanti d’Italia, quindi e si estraeva il la leggete, un carbone povero, diciamo così, ecco, che invece di magari sviluppare quelle sei 6500 calorie come il carbone dei paesi nordici qui e faceva 5.000 calorie, insomma, un po’ più scarso, diciamo così, e a volte veniva anche mischiato con quel carbone che proveniva magari dal Belgio, dalla Germania o dalla Francia. Ecco, come poi mercato come rivendita di tutto quello che veniva estratto, come si si svolgeva poi, appunto, la Beh, e intanto le miniere nel Monte Puli furono parecchie perché proprio sul monte c’erano parecchie miniere. Da queste miniere poi attraverso delle delle teleferiche, diciamo così, veniva trasportato in valle, diciamo così, in valle in pianura, dove c’era alla alla fine della collina della montagna c’era un piano e lì c’era un un grande piazzale dove tutto il carbone veniva portato lì perché il carbone non era tutto uguale, ognuno aveva la sua proprietà perché eh diciamo così i strati eh non erano tutti uguali, quindi quando arrivava nel piazzale piazzale principale o capitale e lì veniva fatta la la cernita, capito? E quindi dopo fatto la cernita, il carbone partiva per le varie per le varie zone che diciamo così non solo invallata, ma diciamo tanto per dare unond dato ehm facevano funzionare i vaporetti di Venezia e anche qui delle Garda con il carbone del Monte Pulli, quindi erano una grossa, diciamo così, una una grossa attività. Qui mediamente lavoravano 250 dipendenti e non ma era strutturato un abbastanza complesso perché c’erano i minatori, propriamente minatori, poi c’erano i carrellisti e poi c’erano tanti altri tanti altre attività che dietro a questo qua per c’erano i muratori, c’erano i falegnami, c’erano i macchinisti, gli aiuto macchinisti e ma tante altre persone lavoravano per per completare, diciamo così, tutta la lavorazione del carbone.
Quanto era grande la struttura della miniera? Com’era il suo sviluppo?
E’ un po’ difficile, però in principio, diciamo, nelle nelle varie piccole miniere lavoravano qualche 50-70 minatori. Però nel 1856 al piano della collina del sito minerale del Monte Pulli hanno iniziato a scavare una miniera, la famosa miniera Papadopoli. Iniziando in valle si inoltrò nel cuore del Monte Pulli per 600 m arriva proprio nel cuore e da lì poi vari, diciamo così, rami sia in salita sia in discesa e aprirono sempre nuove gallerie e proprio dal cuore di questo sito minerario hanno iniziato a scavare un pozzo denominato pozzo capitale. Questo pozzo, mano che scendevano, aprirono sempre nuove gallerie fino ad arrivare a 90 m. Quindi, se guardiamo delle mappe, questo reticolo raggiungeva i 12 km di gallerie, quindi abbastanza sempre contando sempre che c’erano anche altre gallerie lungo lungo il Monte Pulli, insomma.
Puoi ascoltare l’intervista completa nell’episodio soprastante
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