Un sabato di settembre, al canto del gallo poco sopra la contrada, il telefono s’illumina. Sono fuori, nel bosco, a raccogliere legnetti e ramaglie per fare fascine: dopo gli ultimi richiami d’estate, alla prima bozza d’autunno, l’aria si raffredda e sulle creste ha spruzzato un po’ di neve. E’ ora di prepararsi ai lunghi mesi bui e, con l’occasione, ripulire il sottobosco anticipando le piogge. Osservo lo schermo e non riconosco il numero: “Buongiorno Sebastiano, mi chiamo Edoardo”.
La storia di oggi comincia qui: sono le 07:39 del 21 settembre 2024 e dopo alcune settimane salirò con Edoardo e Filippo, di mestiere guida alpina, sulle cime secondarie del Grappa per poi far visita al suo vertice e al sacrario militare. La pioggia che ho tentato di anticipare quel sabato ci accompagnerà per tutta l’escursione insieme a una nebbiolina fitta e fastidiosa. Per non parlare della pioggia: leggera, infida e costante. Tipico scenario da Grappa al cambio di stagione (e non solo).
Edoardo – che di cognome recita Pontiggia – ha un obiettivo: ripercorrere le orme del suo bisnonno che di nome faceva Angelo e che sul massiccio ha combattuto la grande guerra.
Scrive:
“Sto per definire una data che mi permetta di fare questo viaggio a ritroso nel tempo: questo percorso della memoria. Seguirò questa linea che è di sangue, dinastica, che porta ad altre linee, linee di trincea, linee di fronte. Voglio fare onore al mio bisnonno ed a tutti i caduti. Lui tornò dal fronte ma pochi mesi dopo scoprì di aver contratto la TBC. Morì solo ad Arco di Trento dove andò ai sanatori. Chissà quante emozioni proverò, perché se lì fosse morto, sul Coston, io non sarei mai esistito, né mio figlio. La linea di trincea che diventa la linea della vita, continua o spezzata dal fato. Ti terrò informato se vorrai…”
Ho voluto.
Dopo settimane di riflessione ho trovato la quadra per scrivere questo pezzo; per rendere omaggio ad Angelo Pontiggia si procederà come segue:
- La grande guerra sul Grappa è una ricostruzione enorme e quindi, per quanto possibile, si cercherà di isolare alcune ambientazioni per arrivare al momento cruciale: il 15 giugno 1918, l’inizio della battaglia del Solstizio.
- La storia del bisnonno di Edoardo lassù, nelle terre di pastori e cacciatori che chiamavano il massiccio “La Grappa” e non “Il Grappa”, è impossibile da rievocare con precisione. C’è poco, pochissimo.
- Nella speranza che il testo sia equilibrato e non segua il binario del sensazionalismo si tenterà di scrivere – ovviamente romanzando – la storia di Angelo Pontiggia. Per farlo mi avvarrò di fonti come lettere, memorie appuntate su taccuini, il libro di Paolo Volpato “Morire per il Grappa” e un’unica traccia – questa sì molto nitida – inviata via mail al pronipote. Edoardo ha fiutato qualcosa: un po’ come se varcando la soglia di un edificio abbandonato si avvertisse ancora un odore. Un’antica fragranza che avvolge, abbraccia e mette in moto i pensieri. Allora immagini, battaglie, marce, dolori e persino lo stupore di essere sopravvissuti a bombardamenti, malanni e intemperie, diventano sensazioni concrete, La memoria prende vita e con lei anche chi si sta cercando di ricordare.
Iniziamo quindi dalla mail ricevuta da Edoardo:
“Egregio Signor Pontiggia, ho trovato la risposta sul Caporale Pontiggia appartenente al 50° reggimento artiglieria di campagna, 5 batteria, n.4108 matricola, è stata concessa la MAVM con decreto luogotenenziale in data 23 febbraio 1919, registrato alla Corte dei Conti il 28 agosto 1919, registro 123, foglio 3, con la seguente motivazione: “Essendo la batteria dopo viva lotta rimasta nelle mani del nemico, quando il personale della batteria stessa, rinforzato da uomini di fanteria attaccava per difendere i pezzi con molto slancio, si spingeva primo contro il fuoco di fucileria e mitragliatrici nemiche, dando prova di valore indomito e di ammirevole abnegazione. Monte Coston – quota 1503 – 15 giugno 1918”
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