Non è semplice tramandare le storie nemmeno con le infinite possibilità che vengono fornite dalla tecnologia. Non è semplice nemmeno ricordarle, dedicando del tempo a ciò che è stato. Il mondo guarda avanti. Traina come una locomotiva una linea di pensiero che difficilmente si volta indietro. Ma non è soltanto una questione legata al mantenimento del passato. È anche una questione d’appartenenza al territorio. Un’appartenenza che spesso non viene tutelata, lasciandola andare alla deriva. Viene trascurato il desiderio, non solo dei più giovani, di mantenere le proprie radici nei luoghi in cui si è vissuto.
Lo spopolamento è un processo graduale e logorante. Abbatte la crescita demografica e corrode le storie di chi è rimasto. Il rischio è quello di dimenticare, di tralasciare le fondamenta su cui si sono costruite intere comunità. Soprattutto nelle terre alte, in montagna. Quei territori che sembrano remoti, ma che in fin dei conti lo diventano per assenza di infrastrutture primarie e servizi. E che si consolidano come tali, per l’assenza di una politica forte che ne esalti i valori. Ecco quindi che chi decide di rimanere, di investire e di continuare a sognare, diventando il perno di queste storie. Come lo sono Marinella e Stefano, simboli di un’appartenenza che deve essere raccontata.
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