Ci vuole tempo per raggiungere le montagne e le loro genti, abbarbicate fino all’ultima linea degli alberi che segnala l’inizio dei boschi. Ma c’è una caratteristica che unisce chiunque viva in quota, dai pascoli alti fin giù nei paesi strozzati nelle gole delle vallate: l’appartenenza. Ecco quindi che questo filo conduttore emerge da una matassa intricata fatta di tradizioni, culture, dialetti e tanti – purtroppo – luoghi comuni. Perché è facile incollare un’etichetta su chi vive una vita oggettivamente diversa, fatta ancora di rinunce e disservizi.
Libro “Vivere in pendenza. Scelte di vita che cambiano la montagna bellunese”
https://www.mondadoristore.it/Vivere-pendenza-Scelte-vita-Giannandrea-Mencini/eai978886869167/
Libro “Pascoli di carta. Le mani sulla montagna”
Libro “Bioavversità. Il vizio delle monoculture nelle terre alte”
Episodio 1
Non è semplice vivere in pendenza e forse per questo le comunità alpine hanno ereditato lo stereotipo della ruvidezza, una condanna che si nutre dei loro punti di forza e che le bolla come “diverse” da chi non vive certi disagi. Non siamo più negli anni della guerra o in quelli della fame, ma viviamo comunque un’epoca di fenomeni migratori intensi e di sensibili cali demografici. Anni in cui la sostenibilità viene professata dal pulpito e sminuita da un turismo che cerca la città anche dove vivono i camosci. E allora è giusto che scrittori come Giannandrea raccontino il lato positivo, bello, che si nutre di appartenenza. Perché della montagna non si dimentichi l’essenza ma che, anzi, su quest’essenza venga costruito un futuro al passo coi tempi. Un futuro in cui i servizi essenziali non spariscano, dove ogni generazione abbia la possibilità di rimanere e nel quale si possano investire importanti risorse economiche.
Episodio 2
Giannandrea non si è fermato al bellunese, ha fatto molto di più. Non solo per le Dolomiti ma per tutte le montagne italiane, dalle Alpi agli Appennini. Si è esposto con un giornalismo d’inchiesta in altri due volumi che lo hanno portato a viaggiare non solo sulla A27 ma in gran parte delle autostrade italiane, da nord a sud. Con “Pascoli di Carta, le mani sulla montagna” ha sviscerato il problema della speculazione sui pascoli, una sistema che vede protagoniste aziende agricole a discapito di piccoli allevatori. A far gola sono i fondi europei, assegnati a seconda dei territori destinati al pascolo del bestiame. Ecco quindi che i terreni vengono acquistati, non tanto per portarci in quota gli animali, ma per accaparrarsi i fondi messi a disposizione. Un processo che penalizza non solo le attività locali ma che, allo stesso tempo, affossa un ambiente che si basa sulla logica dei pascoli. Un ingranaggio silente ma ben oliato che spinge verso il baratro del fallimento e dell’emigrazione chi, su queste attività, ha costruito la propria storia. Poi nel febbraio 2023 Giannandrea arricchisce il panorama d’inchiesta italiano con “Bioavversità: il vizio delle monocolture nelle terre alte”. Altri viaggi e altri temi estremamente delicati come la proliferazione incontrollata del prosecco nel Nord-est, la diffusione dei meleti a nord ovest di Trento (in Val di Non) e della coltivazione di noccioli in centro Italia. Fatica, sudore e – mi permetto – coraggio che vengono ben riassunti in quattro righe nella quarta pagina di copertina, che cito: “Un libro in cammino per raccontare i territori e sostenere la ricchezza delle diversità”.
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