Henriette d’Angeville: la prima alpinista a guidare una spedizione sul Monte Bianco

Henriette è di nobile famiglia, cresce e matura nell’agio, sviluppa un pensiero indipendente ed emancipato. Ha la fortuna di frequentare tanto la vita all’aria aperta quanto la rigidità di un ceto sociale abbiente. Non manca nemmeno un castello, la tenuta di famiglia, da cui si intravedono le sagome delle grandi montagne. Tra queste, anche quella del Monte Bianco.

Il 4 settembre 1838, la marcia è cominciata presto. Sveglia nel cuore della notte, bardati come eserciti in guerra, la squadra comincia a salire. Henriette è in un mondo nuovo, diverso dai ciottolati cittadini, dai locali per bene di Ginevra, dal castello di famiglia, dall’agio aristocratico a cui comunque è stata abituata.  Non c’è villaggio, non c’è paese, non c’è nulla.

Tutto procede per il meglio fino ai 4.300 metri di quota. Poi la stanchezza colpisce duramente. Mancano poco più di 500 metri di dislivello ma Henriette è conquistata dal sonno, dalla quota e dall’aria rarefatta. Cammina e poi si ferma. Cammina, si ferma e poi si addormenta. Cammina, si ferma, si addormenta, si sveglia e poi riparte. Le palpebre si chiudono mentre guide e portatori la incitano a salire, a non mollare.

La stanchezza condiziona l’avanzata, il sonno la costringe a interrompere la marcia. Deve chiudere gli occhi per poi ripartire mentre la quota la logora, mentre il freddo la mette al muro, mentre le paure la assalgono ma non la conquistano. Henriette è consapevole di rallentare il gruppo e anche di esserne la leader, di avere una grande responsabilità sulla punta della lingua. Basterebbe una parola per rinunciare, voltare le spalle alla cima e mettere in  maggior sicurezza guide e portatori. Anche loro sentono la stanchezza dei due giorni in parete, del bivacco gelido in cui il dolore alle dita di mani e piedi non ha concesso una notte serena. 

Manca poco al punto di non ritorno eppure Henriette valuta le forze, il suo stato fisico e morale. È ancora integra, è crepacciata ma non si è rotta. E allora prosegue, alimentata da un’immensa forza di volontà, per sfiorare la cima del Bianco. La sfiora perché a pochissimi passi dalla cima il sonno la fa crollare di nuovo. Si riposa per 5 minuti, si risveglia, si sgancia dalla corda e poggia il bastone. Vuole fare da sola. Gli ultimi tre passi sono coltellate ai quadricipiti. Henriette, tocca la cima del Bianco alle 13:25 del 4 settembre 1838.


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