Questa è la storia della prima donna in cima all’Everest ma è anche la storia della prima donna a completare il progetto Seven Summits: il raggiungimento delle massime quote nei sette continenti, compresa l’Antartide.
Questa però è anche la storia di una battaglia.
Una battaglia al sistema patriarcale di terre lontane, una battaglia a un velo di muffa che avanza in silenzio, infettando chiunque senza preoccuparsi del genere. Perché nel momento in cui certe parole, certe abitudini, certi meccanismi hanno il potere di stemperare sogni, affossare emozioni e sottrarre libertà, il problema sociale si manifesta in tutta la sua violenza.
Junko Tabei ha avuto la forza di imporsi nonostante lo stereotipo sociale destinato alla figura femminile nel mondo alpinistico, ha incoraggiato generazioni di ragazze nell’approcciare attività all’aria aperta esortando a riconoscersi al di fuori di ogni etichetta, ha avuto la determinazione di rinascere – dopo un periodo buio – diventando un modello aspirazionale che supera ogni confine di genere.
“Nel mondo alpinistico è necessario essere chiari con gli altri, non c’è tempo per messaggi ambigui. Fondamentalmente, una persona deve essere in grado di esprimere la propria opinione senza preoccuparsi delle critiche. Rendersene conto per la prima volta all’età di trent’anni è stato illuminante e ha cambiato la mia vita. Ancora una volta, le montagne sono state le mie insegnanti.”
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